I disturbi psicosomatici

Campi d’interesse

Tra le patologie d’interesse della psicosomatica sono oggetto di osservazione i disturbi alimentari (anoressia e bulimia), quelli del sistema gastrointestinale (vomito, nausea, stipsi, diarrea, iperacidità gastrica), del sistema respiratorio (singhiozzo, iperventilazione), i disturbi cardiovascolari (nevrosi cardiaca), i problemi cutanei (psoriasi, pruriti, dermatite atopica, sudorazione eccessiva), scompensi endocrini, crampi, impotenza e dolori mestruali. Uno degli indirizzi più studiati è la psiconeuroendocrinoimmunologia, che cerca di chiarire le relazioni tra la salute psicologica, la secrezione di neurotrasmettitori, quella di ormoni e il funzionamento delle difese immunitarie.

Vanno distinti:

  • i sintomi psicosomatici, che si esprimono senza organizzarsi in una vera e propria malattia
  • i disturbi o malattie psicosomatiche, ovvero quelle lesioni organiche la cui genesi va ricercata in ambito psicologico.

A prescindere dal singolo disturbo, l’approccio terapeutico consiste nel far sì che il soggetto in cura impari ad entrare profondamente in contatto con le proprie emozioni e comprendere i segnali del proprio corpo, in modo da superare autonomamente i blocchi emotivi e le condizioni psicologiche che causano il disturbo stesso. A ciò concorrono una moltitudine di tecniche, dai colloqui con consigli comportamentali all’ipnosi, alla fitoterapia, alla somministrazione di Fiori di Bach, ai massaggi.

I disturbi psicosomatici

Per definire un disturbo come psicosomatico, diversamente dalla malattia organica la cui insorgenza non implica alcun fattore, quel disturbo deve essere al contempo psicogeno e caratterizzato da disfunzioni fisiologiche dell’organismo.

Ogni fenomeno psichico, normale o patologico, si riconosce anche per i suoi aspetti somatici (tachicardia, sudorazione…) ma è inevitabile che una parte delle emozioni non sia percepita sul piano conscio e quindi si presenti attraverso fenomeni corporei.

Anche nelle malattie organiche ci sono fenomeni di somatizzazione che esprimono un disagio emotivo: spesso si accompagnano all’ipocondria e mostrano comorbilità con disturbi psichiatrici (disturbi d’ansia, attacchi di panico). La somatizzazione si presenta come un problema di difficile gestione, che se da un lato sfuma verso la normalità fisiologica dall’altro si sovrappone spesso a sofferenze emotive che necessitano una risoluzione. La sua valutazione è allo stesso modo non priva di ambiguità sia nel differenziare le diverse sindromi cliniche sia nella loro interpretazione eziopatogenetica. Gli aspetti fisiologici e quelli psicosociali interagiscono in modo complesso favorendo sia l’insorgenza che il perdurare dei sintomi, per cui il clinico deve mettere in campo non solo le sue conoscenze mediche ma anche le sue capacità relazionali accettando di affrontare la sofferenza dell’altro e confrontandola con la propria.

A livello comunicativo, se il paziente sembra cercare più comprensione psicologica che terapica, il medico deve uscire dal linguaggio dualista di psicosomatica e dall’atteggiamento medicalistico a vantaggio di una maggiore empatia.

L’ipocondriaco, in particolare, non sarà mai rassicurato sufficientemente per la sua salute, né dalle infinite indagini diagnostiche, né dalle spiegazioni dei professionisti: si sentirà sempre insoddisfatto per come viene curato ed il medico risulterà frustrato per l’insuccesso del suo approccio. Ciò che in realtà il paziente cerca è il rapporto con il medico, cioè non essere curato nei suoi sintomi ma essere considerato come persona e dunque poter comunicare che si sente in grave difficoltà e necessità di considerazione. Il medico deve mostrare di capire e accettare il paziente pur nella difficoltà di un approccio sereno con lui piuttosto che eliminare il disturbo.

In altre parola, l’atteggiamento del sanitario deve passare dalla discussione della situazione sia medica che psicosociale del paziente (il che indica il mantenimento di un comportamento poco empatico e difensivo centrato su un registro linguistico di tipo scientifico e non metaforico) all’ascolto (disponibilità alla comprensione della persona nel suo vissuto non solo medico) dei problemi non medici e della percezione che il paziente ha degli stessi.

Gli operatori della medicina psicosomatica possono essere medici, psicologi o professionisti specializzati in psicosomatica e in sviluppo del potenziale umano.

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