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Il 10% della popolazione italiana soffre di disturbi della tiroide. Lo iodio è un elemento fondamentale per la sintesi di ormoni tiroidei, che svolgono un ruolo determinante nelle fasi dello sviluppo e nel mantenimento dell’equilibrio metabolico dell’organismo, oltre a regolare la crescita e la migrazione dei neuroni. L’ipertiroidismo si verifica quando la tiroide “lavora” troppo ed è pericoloso per il cuore e altri organi, mentre in caso di ipotiroidismo lavora troppo poco.

Va specificato che i singoli casi vanno valutati individualmente, studiando una terapia farmacologica e dietetica specifica.

In una persona sana, il fabbisogno giornaliero di iodio è di 150 microgrammi, quantità che aumenta in gravidanza (il feto ha bisogno di iodio per sviluppare il sistema nervoso) e durante l’allattamento fino a 250-300 microgrammi. Per apportare al nostro organismo la quantità di iodio necessaria basterebbe bere circa due bicchieri di latte al giorno.

Le donne sono più esposte ai disturbi endocrini della tiroide e dunque hanno una più alta possibilità di contrarre questi disturbi, in particolare durante la gravidanza. Anche i contraccettivi possono squilibrare la funzione tiroidea in quanto riducono l’efficacia della terapia per l’ipotiroidismo, rendendo di solito necessaria una dose più alta di supplemento di ormoni tiroidei. A questo proposito va evidenziato che il 30% dei casi di ipotiroidismo nelle donne si associa a problemi ginecologici e in particolare alla sindromedell’ovaio policistico, caratterizzata da disturbi mestruali, peluria e altre problematiche.

Le alghe marine, e i prodotti che le contengono, hanno un’alta percentuale di iodio. L’unica alga che non contiene iodio e aiuta a dimagrire perché riduce il senso di appetito è l’alga spirulina che cresce nell’acqua dolce o salmastra. Molti farmaci, in particolare le creme snellenti, contengono alte percentuali di ormoni tiroidei o iodio che vanno ad agire sul funzionamento della tiroide creando degli scompensi.

Anche la soia può causare disturbi della tiroide, causando gozzo (ingrossamento della ghiandola tiroidea) e malattie autoimmuni della tiroide. Alcuni ricercatori giapponesi hanno studiato gli effetti sulla tiroide dalla soia somministrandola a soggetti sani. Hanno riferito che il consumo di appena 30 grammi (due cucchiai) di soia al giorno per un mese ha determinato un aumento significativo dell’ormone che stimola la tiroide (TSH), che è prodotto dalla ghiandola pituitaria del cervello quando gli ormoni tiroidei sono troppo bassi. I loro risultati hanno suggerito che “l’ingestione eccessiva di soia per un certo periodo può sopprimere la funzione della tiroide e causare gozzo in persone sane, soprattutto in soggetti anziani.”

accorgimenti alimentari per i disturbi della tiroide

Per quanto riguarda l’ipertiroidismo gli interventi dietetici studiati con la nutrizione clinica sono importanti perché mirano ad evitare eventuali complicanze come la perdita di massa muscolare e di sostanza ossea. La dieta del paziente ipertiroideo è di massima ipercalorica per soddisfare l’aumento del fabbisogno energetico e con un adeguato apporto di calcio e di proteine.

Una volta ottenuto l’equilibrio metabolico e ormonale, con l’ausilio delle terapie specifiche, la dieta potrà tornare ad essere normo calorica.

Per l’ipotiroidismo gli interventi dietetici comprendono: dieta ipocalorica, ipocolesterolemizzante, moderatamente iperproteica, povera di sodio e tendenzialmente ipoglicidica dato che questo disturbo si associa spesso a insulino-resistenza.

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