Mangiare cibi ricchi di grassi saturi può ridurre la concentrazione?

Un recente studio suggerisce che nelle ore successive al consumo di un pasto ad alto contenuto di grassi saturi, la capacità di concentrazione di una persona è ridotta.

La ricerca, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition, non solo mostra la particolare relazione che intercorre tra l’intestino di una persona e il suo cervello ma fornisce anche un altro valido e interessante motivo secondo il quale ognuno di noi dovrebbe ridurre la quantità di grassi saturi nella propria dieta. Ma andiamo con ordine.

L’ODPHP, ovvero l’Ufficio per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute, ci consiglia vivamente di limitare il numero di grassi saturi che consumiamo da fonti animali come carne, pollame e latticini. A tal proposito, però, esistono numerosi dibattiti in tutto il mondo, spesso molto accesi, poiché esperti e organismi di sanità pubblica offrono opinioni divergenti sul corretto consumo giornaliero di grassi saturi. Tuttavia, secondo un articolo riportato nel British Medical Journal (BMJ), “[…] Molte prove suggeriscono che il rischio di malattia coronarica viene ridotto sostituendo i grassi saturi con grassi polinsaturi (compresi gli oli vegetali) ma non quando i carboidrati sono il nutriente sostitutivo”.

Oltre a questo articolo, numerose sono le prove che dimostrano una relazione tra l’intestino e il cervello di una persona e il loro conseguente funzionamento cognitivo. Questa relazione viene identificata dagli scienziati con l’appellativo di asse intestino-cervello.

Sempre in questo studio, i ricercatori hanno esaminato gli effetti dei grassi saturi sui livelli di concentrazione a breve termine di una persona. Per fare questo, hanno attinto ai dati che i ricercatori avevano raccolto per uno studio separato, il quale ha esplorato gli effetti che i pasti ricchi di grassi saturi hanno sull’infiammazione e sulla stanchezza tra le donne che in passato avevano avuto il cancro.

Il giorno della valutazione, ciascuno dei 51 partecipanti ha effettuato un Continuous Performance Test (CPT), un test di valutazione dell’attenzione sostenuta visiva, per identificare una linea di partenza. Senza addentrarci nei particolari, possiamo dire che questo test misura la concentrazione, l’attenzione sostenuta e i tempi di reazione di ogni singolo partecipante. Ognuno di questi è stato chiamato a mangiare uno dei due pasti a base di salsiccia di tacchino, uova, biscotti e salsa. Entrambi i pasti contenevano 60 grammi di grassi: un pasto era ricco di grassi saturi, mentre l’altro conteneva olio di girasole, che è povero di grassi saturi.

Dopo 5 ore, i partecipanti hanno sostenuto un altro Continuous Performance Test (CPT).

Nelle settimane successive, gli stessi partecipanti sono stati chiamati a ripetere il test ma cambiando il pasto: ognuno doveva mangiare la portata che non aveva scelto la volta precedente. Prima del giorno della valutazione, i partecipanti hanno mangiato tre pasti standard e poi hanno digiunato per 12 ore prima di consumare il pasto finale, ricco di grassi. Durante tutto lo studio, i ricercatori hanno anche tenuto sempre conto dei fattori di confusione che avrebbero potuto influenzare i livelli relativi al funzionamento cognitivo dei partecipanti.

Grassi saturi e concentrazione: ecco i risultati della ricerca effettuata!

A studio terminato, i ricercatori hanno scoperto che le persone che hanno mangiato il pasto ad alto contenuto di grassi saturi hanno ottenuto risultati peggiori nel Continuous Performance Test (CPT) rispetto a quelle che hanno mangiato il pasto contenente pochi grassi saturi.

Ricordando che uno dei due pasti della ricerca aveva livelli relativamente più bassi di grassi saturi, entrambi i pasti, però, contenevano una quantità significativa di grasso in generale. Secondo Annelise Madison, autrice principale dello studio e studentessa laureata in psicologia clinica presso la Ohio State University, “[…] Poiché entrambi i pasti erano ricchi di grassi e potenzialmente problematici, l’effetto cognitivo del pasto ad alto contenuto di grassi saturi sarebbe potuto essere maggiore se fosse stato confrontato con un pasto a basso contenuto di grassi“, ha riportato Madison.

I ricercatori hanno anche esaminato gli effetti che una barriera intestinale compromessa può avere sulla concentrazione dopo che i partecipanti hanno consumato i pasti grassi. Per fare questo, hanno esaminato i livelli dei marker di endotossiemia nel sangue dei partecipanti. Questi sono marcatori che compaiono nel flusso sanguigno quando una persona ha un intestino compromesso.

In conclusione di questo articolo, sebbene questo studio americano non abbia spiegato perché i cibi ricchi di grassi saturi possono influire negativamente sul funzionamento cognitivo di una persona, Annelise Madison ha messo in evidenza quanto i grassi saturi siano in grado di aumentare l’infiammazione, che a sua volta può anche influenzare il cervello di una persona. “[…] Potrebbe essere che gli acidi grassi interagiscano direttamente con il cervello. Sicuramente, quello che la ricerca mostra è il potere della disregolazione intestinale.“, ha aggiunto Madison.

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