Gli effetti del pregiudizio sul peso

L’obesità è causata da una concorrenza di più fattori, incluso lo stato psicologico del soggetto, la genetica e l’ambiente in cui egli è inserito, e la sua cura è altrettanto multifattoriale e complicata.
Uno dei falsi miti più diffusi è che basti la forza di volontà per combattere uno stato di sovrappeso, facendo quindi ricadere la colpa sul paziente nel caso i tentativi falliscano, come se non si impegnasse abbastanza. In questa visione distorta, la magrezza rappresenta uno stato desiderabile e proprio di una persona forte e di successo, mentre chi è in sovrappeso si carica di connotati negativi, come la pigrizia, la svogliatezza, la debolezza di carattere, ricevendo un vero e proprio stigma da parte della società intera.
Questo stigma può avere conseguenze devastanti: molti studi hanno dimostrato come le persone oggetto di pregiudizio abbiano una minor motivazione a praticare attività fisica, più difficoltà a perdere peso e più facilità a prenderlo, corrano un maggior rischio di isolarsi, peggiorando il proprio stato psicologico, di sviluppare un’immagine corporea negativa, ansia, depressione, di fare uso di sostanze e di arrivare al suicidio.
I media, compresi quelli autorevoli, contribuiscono a questo pregiudizio, diffondendolo a discapito delle informazioni veritiere, creando aspettative irrealistiche e caricando così di ulteriore senso di colpa chi lotta col peso in eccesso.
L’aspetto peggiore dello stigma è che spesso è perpetrato anche dagli stessi psicologi e nutrizionisti, che tendono, pur magari inconsciamente, a ricondurre a pigrizia e poca volontà gli insuccessi dei pazienti, non rendendosi conto che così facendo creano un ambiente sfavorevole al confronto terapeutico: se il soggetto in cura si sente giudicato e non accettato sarà meno incline a collaborare e a seguire le indicazioni fornitegli. Sarebbe invece necessario costruire un approccio basato sulle esigenze del singolo individuo, con accettazione ed empatia come pilastri principali della propria pratica, affiancati dalle indicazioni delle linee guida del Ministero della Salute che promuovono un corretto atteggiamento nei confronti di una malattia complessa come l’obesità. assicurandosi di fornire al paziente un atteggiamento univoco, razionale e basato su evidenze scientifiche.

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