Sovrappeso ed obesità in gravidanza

L’alimentazione e lo stato nutrizionale nel periodo periconcezionale e durante la gravidanza influenzano profondamente il decorso e la salute della madre e del feto.

L’apporto alimentare infatti non determina soltanto l’entità della crescita e la composizione corporea, ma modifica il rischio di malformazioni, di malattie e la mortalità del feto. Questo non solo nel periodo embriofetale e neonatale, ma anche da adulto. Ad esempio i feti che non ricevono nutrienti a sufficienza dalla placenta, come i bambini che sono sottonutriti nell’infanzia, si adattano a tali condizioni avverse mediante modificazioni dell’apparato cardiovascolare e del metabolismo che tendono a persistere per tutta la loro vita. Il basso peso alla nascita è correlato ad un aumentato rischio di sviluppare patologie croniche in età adulta. Numerosi studi hanno dimostrato che una restrizione drastica dell’introito calorico e proteico da parte della madre si assocerebbe a una riduzione della durata della vita e ad un aumento della morbilità. La Dutch famine, terribile carestia che si verificò in Olanda tra il 1944 e il 1945, ha fornito l’eccezionale opportunità di studiare le relazioni tra una nutrizione insufficiente durante la gestazione e lo stato di salute in età adulta. Ne è risultato che l’esposizione alla carestia nel primo trimestre comportava un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, un profilo lipidico aterogeno, disturbi della coagulazione, aumentata responsività agli stress e obesità. I soggetti esposti alla carestia nel secondo trimestre erano invece predisposti a microalbuminuria e patologie ostruttive delle vie respiratorie. Inoltre, tutti coloro che in qualsiasi periodo di gestazione, non erano stati nutriti adeguatamente presentavano una ridotta tolleranza glucidica ed erano quindi predisposti a sviluppare diabete di tipo 2, non insulino dipendente. Da questi studi si è potuto comprendere che durante la gravidanza l’alimentazione ha un ruolo fondamentale perché, assieme ad altri fattori, può prevenire l’insorgenza di patologie croniche in età adulta.

Durante la gestazione anche la malnutrizione per eccesso costituisce un problema altrettanto rilevante. La maggior parte delle donne in gravidanza, nella realtà occidentale, ritiene che la propria dieta sia “normale”, ma si alimenta eccessivamente, fa poca attività fisica e aumenta troppo di peso. Questo è in gran parte dovuto ad alcuni miti ancora radicati nella nostra cultura come quello che afferma che la donna gravida deve “mangiare per due” e stare a riposo. Un tempo questo era realmente utile, ma difficile da realizzare per la maggioranza delle donne, in quanto il cibo era scarso e procurarlo costava molta fatica. L’attività fisica era generalmente intensa, rispetto all’apporto di calorie. Il tipo prevalente di mansione era, molto più di ora, particolarmente affaticante ed inadatta a una donna gravida. Il dispendio energetico per la termogenesi inoltre era importante nei climi e nei periodi freddi, mentre oggi l’adeguato riscaldamento rende minima questa quota, comunque piccola, del dispendio energetico.

L’obesità materna e il sovrappeso sono quindi sempre più frequenti e possono contribuire ad aumentare il rischio ostetrico per numerose patologie, di cui le principali sono: malformazioni, ipertensione con o senza proteinuria, diabete gestazionale, macrosomia, sofferenza fetale, mortalità in utero o neonatale. Il rischio di malformazioni del sistema nervoso centrale, come i difetti del tubo neurale, è aumentato da 1,8 a 2,7 volte nelle obese. Questi rischi non sembrano essere spiegati dalla carenza di acido folico, dal diabete o dalla storia di precedenti bambini affetti. Inoltre tali rischi non possono essere ridotti tramite un adeguato apporto di folati. Quindi maggiore è il grado di obesità, maggiore è il rischio di malformazioni, sembra per la maggiore presenza nelle donne gravide obese di anomalie, anche latenti, del metabolismo degli zuccheri. Anche il rischio di diabete gestazionale è maggiore nelle obese rispetto alle donne di peso normale: rispettivamente del 6,3% invece che del 2,3%. L’aumento del rischio è proporzionale all’entità del BMI: 2,13 volte nelle donne in sovrappeso e 2,90 in quelle obese ed aumenta di ben 21 volte nelle donne con obesità grave, rispetto alle normopeso. I fattori di rischio principali per il diabete gestazionale sono l’accumulo addominale dell’adipe e l’eccessivo aumento di peso in gravidanza.

Il rischio di ipertensione gestazionale, senza aumento delle proteine nelle urine, aumenta da 2,5 a 3,2 volte nelle obese rispetto alle normopeso. Anche il rischio di preeclampsia, ovvero di pressione arteriosa in presenza di proteine nelle urine, è aumentato da 2,3 a 5,5 volte, in modo proporzionale all’indice di massa corporea. In particolare le gravide che alla loro nascita pesavano meno di 2500 grammi hanno già, di base durante la gravidanza, un rischio di sviluppare preeclampsia aumentato di 2-3 volte. Se esse diventano obese da adulte il rischio aumenta di 16 volte, rispetto alle donne che pesavano alla loro nascita 2500-3000 grammi e che sono diventate obese da adulte. Quindi il rischio è particolarmente alto in chi aumenta eccessivamente partendo da un proprio peso neonatale troppo basso.

I rischi della gravidanza nella donna obesa sono solitamente aumentati e significativi, sia per la madre che per il feto, e proporzionali al grado di obesità e alla conseguente alterazione del metabolismo: maggiore è l’entità dell’eccesso di adipe, maggiori sono i rischi ostetrici. Da queste considerazioni si deduce che sarebbe importante per la donna normalizzare il suo stato nutrizionale e giungere ad un peso ragionevole prima di intraprendere la gravidanza, in modo da prevenire tutte le complicanze legate all’eccesso di peso.

Anche l’aumento di peso durante la gravidanza deve essere il più possibile controllato. Per le donne sottopeso (BMI<18,5) l’aumento di peso auspicabile varia tra i 12,5-18 kg, mentre per le normopeso (BMI 18,5-25) tra 11,4 e 16 kg, per le sovrappeso (BMI>25) tra 7 e 11,5 kg e nelle donne obese (BMI>30) l’incremento di peso corporeo non deve superare i 7 kg (Linee guida per una sana alimentazione, INRAN e Ministero delle politiche agricole e forestali). Nella gravidanza gemellare il guadagno di peso consigliato è di 16-20,5 kg.

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